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Più due la quota delle dop italiane pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea: si aggiungono lextravergine pugliese Terre Tarentine e lextravergine marchigiano Cartoceto. Si dovranno aspettare sei mesi per liscrizione definitiva allelenco delle denominazioni protette europeo, senza che altri Stati membri inoltrino opposizione alla registrazione.
Secondo il disciplinare Terre Tarentine Dop, per ottenere questo extravergine si devono utilizzare le varietà di olivo Leccino, Coratina, Ogliarola e Frantoio presenti da sole o insieme in misura non inferiore all80%. Il restante 20% è costituito da altre varietà presenti sul territorio di produzione. La zona di coltivazione e trasformazione delle olive comprende lintero territorio della provincia di Taranto, con i Comuni di Taranto, Vinosa, Laterza, Castellaneta, Palagianello, Palagiano, Mottola, Massacra, Cristiano, Statte, Martina Franca, Monteiasi e Montemesola. Lolio risulta di colore giallo/verde, con una fluidità media, un sapore fruttato con media sensazione di amaro e leggera sensazione di piccante; deve avere un valore minimo al panel test di 6,5 punti ed unacidità massima totale espressa in acido oleico in peso non superiore a grammi 0,6 per 100 grammi di olio.
La coltivazione dell'olivo nell'area in esame è presente sin da ottomila anni fa, come indicato dal Prof.Moscardino nel suo lavoro del 1965 Il museo paleontologico di Maglie e la civiltà premessapica, ma certamente furono i Messapi, probabilmente di origine illirica insediatisi nel primo millennio a.C. che per primi cominciarono a coltivarlo, seguiti successivamente da altri coloni greci e fenici. Lungo la gravina di Massafra vi sono numerosi insediamenti in grotte di origine basiliana dove sono presenti resti di macine e presse. Nel museo nazionale di Taranto sono conservati crateri, idra e anfore decorati con scene mitologiche ove l'olivo è protagonista, e stateri e dracme taranthee del VI-V sec. a.C. che riportano satiri coronati di ulivo. Taranto magno-greca era famosa nell'orbe ellenico per i suoi unguenti e balsami ed il rinvenimento di recipienti ceramici e di bronzo di raffinata manifattura lo testimoniano.
Nel disciplinare pubblicato si fa riferimento alla dop come Terre Trentine: è evidentemente un errore di battitura visto che nel sito dellUnione Europea viene correttamente riportato il nome Tarentine.
Per la Dop Cartoceto tra le province di Pesaro ed Urbino, la presenza dell'olivo sul territorio è dimostrato da una serie di atti e documenti già dal XIII secolo quando, per le concessioni dei terreni in enfiteusi, dove figurano fondi con ulivi a Ripalta, a partire dal 1178, venivano stipulati specifici accordi dove era previsto che venisse dato, ogni anno, la metà del frutto delle olive ed il pagamento di cento soldi lucchesi qualora non fossero osservate le condizioni pattuite. I territori, posti sotto la giurisdizione di Fano, costituivano una importante risorsa olearia e tra essi Cartoceto risultava di particolare importanza primeggiando per produzione. I proprietari ponevano grande interesse alla coltivazione dell'olivo tanto che, nel catasto del 1540, 116 proprietari su 195 avevano ulivi nei loro fondi e già dal 1538 in Cartoceto vi erano sette frantoi operativi. Nonostante sull'olio gravassero le gabelle, Cartoceto incrementò nei secoli il numero di piante di olivo, tanto che tra il 1590 ed il 1681 il numero di piante si quadruplicò.
L'olio, prodotto in Cartoceto, ha rappresentato da sempre uno tra i beni più apprezzati tanto che veniva indicato, nel 1390, come valore di un bene, ad esempio "un somaro bianco con sella vale sette quartaroli d'olio (61 litri)". L'olio assolveva a diverse funzioni: come forma di pagamento per lavori di vario genere, veniva dato come rendita ad ogni canonico della collegiata e come cattedratico alla mensa vescovile. La Comunità si preoccupò d'avviare, fin dai primi tempi, la vendita dell'olio che avveniva in piazza tramite un appalto e in particolare nei giorni di mercato. Il venditore-banditore si impegnava a non aumentare il prezzo ai forestieri, a mantenere l'olio buono e nei recipienti, e ad esporre un cartello con il costo.
Il colore è verde, o verde con riflessi giallo oro per gli oli ancora molto freschi; giallo oro, con riflessi verdognoli, per gli oli più maturi. Lodore è fruttato di oliva verde, da leggero a medio con lieve sentore di erbaceo, con un gusto armonico, fra le sensazioni di fruttato verde, dolce, amaro e piccante fuse insieme. Acidità massima 0,5%. Punteggio al panel test uguale o maggiore di 7. L'olio è prodotto dalle varietà di olivo Raggiola, Frantoio e Leccino, presenti negli oliveti in misura non inferiore al 70 %, congiuntamente o singolarmente. Altre varietà minori, Raggia, Moraiolo, Pendolino, sono ammesse fino a un massimo del 30%.

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