Anno 4 n. 66 - 4 Marzo 2004

IN DIFESA DELLE UNIONI
L’oro verde d’Europa conta poco nelle tasche dei 15

In difesa
delle unioni
L'oro verde
d'Europa
conta poco
nelle tasche
dei 15
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Il problema
è piazzare
il prodotto
L’analisi
di scenario
di Massimo
Pacetti
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Tra le unioni nazionali riconosciute dall’Unione Europea nel settore olivicolo, l’Unapol sta seguendo approfonditamente gli sviluppi della Riforma Olio commentando ed esponendo la propria posizione man mano che gli avvenimenti si succedono. La sua maggiore preoccupazione in questa fase di cambiamenti riguarda proprio il riconoscimento delle funzioni delle associazioni di produttori e l’evidente scarsa considerazione per un settore per cui la UE è leader nel mondo.

“Con il nuovo regolamento – spiega il presidente Giuseppe Ardito - c’è il pericolo di dover assoggettare le associazioni ad un nuovo riconoscimento poiché nei testi non viene indicato in base a quale normativa di riferimento – che già esiste ed è il Reg.CE 1334/2002 – le organizzazioni di produttori vengono riconosciute. Se esiste già una normativa non si capisce perché bisogna cambiarne i riferimenti col rischio di dover rifare tutto da capo e far scomparire associazioni ed unioni già riconosciute. Si tratta di una falla nel regolamento che può distruggere il sistema attuale”.

Per l’Unapol, infatti, la funzione delle associazioni rimane fondamentale, sia per il supporto nella richiesta dei nuovi aiuti, sia come sostegno per lo sviluppo tecnico e qualitativo del settore. “Concordiamo nel mantenere il 60% della quota disaccoppiata; purtroppo il 40% assegnato alla qualità è già limitato, diminuirlo ci sembra quindi impraticabile, visto anche la crescente pressione da parte dei consumatori ad avere una maggiore qualità del prodotto anche con la sua tracciabilità”. Qualche perplessità desta anche la regionalizzazione del pagamento unico per azienda (il 60%), per cui esistono due rischi. “Regionalizzare potrebbe voler dire ridurre gli aiuti, così dispersi da una maggiore burocratizzazione per l’assegnamento delle quote. Inoltre si potrebbe verificare uno scompenso di risorse tra le varie regioni derivante da troppi fattori discriminanti; ci chiediamo, infatti, in base a quali criteri saranno assegnati i fondi: ettaro, piante, produzione, qualità, vendite…”.

Seppur mediamente soddisfatta dei risultati ottenuti in questi mesi di discussioni, l’Unapol si duole nel constatare la poca attenzione che il settore ha ricevuto dalla Commissione Europea. “Avremmo certo auspicato – conclude Ardito – che all’interno della riforma delle colture mediterranee l’OCM Olio fosse stata tenuta più in considerazione; quantomeno che la discussione delle nuove norme fosse avvenuta indipendentemente. Non dimentichiamo, infatti, la rilevanza che la produzione europea ha sul mercato mondiale. La UE produce l’80% dell’olio disponibile su tutti i mercati e ciò avrebbe dovuto dare più rilievo al nostro settore; almeno più di quello che ha avuto in sede di riforma”.

Tra i suoi progetti, l’Unapol sta portando avanti un “monitoraggio dell’offerta disponibile dei flussi e dei canali di commercializzazione dell’olio di oliva”, un programma per la “realizzazione di strutture a servizio della valorizzazione commerciale e rintracciabilità delle produzioni olivicole meridionali”, uno studio scientifico con l’Università di Perugia, due giornate studio di aggiornamento sulla nuova Pac.




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