Anno 4 n. 63 - 22 Gennaio 2004

PUGLIA ANNATA GRIGIA 2
L’olivicoltura che tiene

“Qualità eccellente unita ad una buona quantità. Così si può sintetizzare lo svolgimento della campagna olivicola 2003-2004 in Puglia. Le olive si presentano sane per cui qualità dell’olio risulta ottima come non si vedeva da molto tempo”. Se in generale il comparto agricolo pugliese è in difficoltà, la produzione olearia conferma il suo ruolo predominante in una regione da alcuni chiamata l’uliveto d’Italia.

Secondo i dati, La quantità di olio di oliva supererà i 2,3 milioni di quintali e la produzione lorda vendibile si aggirerà intorno ai 560 milioni di euro, contribuendo in modo determinante alla tenuta del valore della p.l.v (produzione lorda vendibile) agricola regionale. Queste le cifre del settore: 360mila ettari coltivati, 60 milioni di piante, 9 milioni di giornate di lavoro autonomo e dipendente impiegate.

Sul piano delle politiche olearie, la Cia Puglia continua a seguire da vicino l’evoluzione della riforma dell’OCM Olio in sede UE. E’ contraria ad un’ipotesi di disaccoppiamento totale degli aiuti mentre ritiene invece consono alle esigenze dell’olivicoltura pugliese il disaccoppiamento parziale: parte dell’aiuto accoppiato dovrebbe essere erogato in funzione dell’effettiva produzione di qualità e per le azioni di miglioramento della qualità stessa, i cui incentivi comunque devono andare direttamente agli olivicoltori. Assolutamente inderogabile è il mantenimento dell’attuale livello di budget finanziario destinato all’Italia di 720 milioni di euro, di cui ben 290 sono assegnati alla sola Puglia.

Per il presidente Cia Puglia Antonio Barile la riforma dell’Ocm deve dare una risposta seria al problema della rintracciabilità e del Made in Italy. “Ancora oggi l’indicazione in etichetta dell’origine dell’olio extravergine di oliva è facoltativa. La Cia Puglia chiede l’abolizione del meccanismo del cosiddetto Tpa (Traffico di perfezionamento attivo), in quanto consente importazioni di olio poco trasparenti. Infatti i principali problemi di mercato dell’olio d’oliva derivano proprio dalle importazioni illegali”.




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