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"Il 2003 è stata un'annata difficile per lagricoltura pugliese anche se si registra qualche segnale di ripresa rispetto a quella del 2002 che fu la peggiore in assoluto degli ultimi dieci anni. Per luva da tavola, gli ortaggi, il grano duro, la zootecnia, gli agrumi, il tabacco, il calo di produzione è continuato mentre si sono ripresi i comparti dellolio doliva, del vino, dellagriturismo e del pomodoro. Così Antonio Barile, presidente regionale della Cia Puglia (Confederazione Italiana degli agricoltori), ha presentato i dati sulla bilancia commerciale agricola della sua Regione.
Landamento produttivo del 2003 è stato condizionato ancora dai danni causati dalle calamità atmosferiche (alluvioni, gelate di aprile, alte temperature successive) che hanno determinato una perdita di circa 400 milioni di euro. E nonostante gli effetti speculativi che hanno dovuto affrontare i consumatori, i prezzi alla produzione hanno subito una contrazione. Secondo i dati, la produzione lorda vendibile (vedi tabella) dell'agricoltura pugliese nel 2003 si è attestata intorno a 2.600 milioni di euro e i redditi agricoli hanno subito una riduzione stimata intorno al 25%.
Dure sono state le critiche di Barile che parla del perdurare di difficoltà molto gravi per l'agricoltura pugliese, le cui principali responsabilità vanno addebitate al governo nazionale e regionale, i quali non hanno ancora una politica agricola all'altezza dell'importanza e dei problemi del settore primario.
Sono gravi i ritardi nella spesa delle risorse finanziarie del Por, il Programma operativo regionale. E stato evitato in extremis il disimpegno di oltre 100 milioni di euro per lagricoltura attraverso meccanismi di pura ingegneria finanziaria, i cosiddetti progetti sponda. Difatti i soldi non sono ancora arrivati nelle tasche degli agricoltori. Per la Cia Puglia, sul fronte finanziario nessun aiuto arriverà dalla nuova Finanziaria 2004 che non risolve l'emersione dell'imprenditoria agricola sommersa e la cartolarizzazione dei contributi Inps e le cui risorse sono inadeguate in particolare per il fondo di risarcimento dei danni da calamità.

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