Anno 4 n. 63 - 22 Gennaio 2004

RIFORMA OCM OLIO
Commissione alla battuta, risponde il Parlamento


Riforma
Ocm olio
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Si iniziano gli scambi della partita Parlamento Europeo - Commissione sulla riforma dell’Organizzazione Comune del Mercato dell’Olio di oliva. Il Parlamento, rappresentato da Vincenzo Lavarra, ha redatto la sua bozza con una ventina di emendamenti al testo della Commissione. Per esigenze di approfondimento dedicheremo perciò questo ed il prossimo numero di Oleoteca ad una lettura approfondita delle proposte. Vediamo quindi gli aspetti che riguardano la qualità.

Ancora una volta il Parlamento chiede “una migliore classificazione degli oli, il divieto di miscele di oli di oliva con altre materie grasse, l’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta della provenienza delle olive, con conseguente definizione dell’origine dell’olio rispetto alla pianta e al luogo di raccolta e non al luogo di premitura e lavorazione (che produce fenomeni di usurpazione di immagine e pirateria dei marchi)”.

Massima trasparenza e tutela sia per i produttori sia per i consumatori
Il documento si apre proprio con la proposta di vietare le miscele di oli di oliva con altri oli da materie grasse ed introdurre la designazione obbligatoria dell’origine dell’olio, da determinarsi in base al luogo di origine della pianta e al luogo di raccolta delle olive. Questo, si spiega, “implica la modifica del paragrafo 4 del regolamento 1019/2002 che prevede soltanto un'indicazione facoltativa. Del resto il fattore che maggiormente incide su qualità e caratteristiche organolettiche è quello di coltivazione e raccolta delle olive, non certo quello di molitura e lavorazione. Oltretutto l’indicazione obbligatoria sarebbe elemento in grado di limitare fenomeni di pirateria e contraffazione alimentare che penalizzano gli olivicoltori e i consumatori sia sul piano finanziario sia su quello salutistico".

Rettificato invece di raffinato
Si discute quindi dell'opportunità di cambiare le definizioni delle categorie merceologiche degli oli di oliva. In particolare l’olio raffinato dovrebbe diventare olio rettificato poiché “nella lingua italiana, raffinato ha un doppio significato: “procedimento di raffinazione” ma nello stesso tempo “di elevata qualità, "raffinato”. Si tratta di un’ambiguità da rimuovere in quanto l’olio “raffinato” (di qualità) è certamente il vergine e l’extravergine, mentre l’olio di oliva oggi classificato come raffinato” evidentemente è un’altra cosa.

Evitare l’abbandono e promuovere le coltivazioni
E’ essenziale che la quota degli aiuti del 40%, a disposizione degli Stati membri per il mantenimento degli olivi di particolare valore sociale o ambientale, vada a finanziare anche quegli agricoltori che si adoperano per il miglioramento qualitativo dei suddetti olivi. Inoltre gli Stati membri dovranno fissare le cinque categorie relative agli uliveti aventi diritto all’aiuto non solo in base a criteri ambientali e sociali ma anche tenendo conto di tali azioni di miglioramento qualitativo, quali ad esempio le coltivazioni a DOP, quelle biologiche, la raccolta a mano.

Le organizzazioni di produttori e gli organi di controllo
Fino ad ora indicate come Organizzazioni di Operatori, le associazioni del settore dovranno essere riconosciute nelle Organizzazioni dei Produttori (OP). “Non si comprende – spiega il Parlamento - perché per l'OCM olio si continua a fare riferimento alla generica e ambigua figura di "Operatori" e non, come dovrebbe essere, esclusivamente ai produttori olivicoli”. L’altro tema è quello delle nuove e diverse funzioni da assegnare alle OP, che “sono pronte ad accettare la sfida di queste nuove funzioni, ma occorre definire con quali fondi saranno coperti i costi derivanti”. Alle OP tuttavia non devono essere assegnati compiti di controllo e supervisione del mercato che devono rimanere in capo alle attuali agenzie di controllo nazionale del settore olivicolo e agricolo. Infatti “solo un sistema di controllo pubblico integrato e su scala comunitaria può efficacemente contrastare i gravi fenomeni di frode e sofisticazione di cui soffre il settore olivicolo”. Per questo si chiede che a livello comunitario vengano definiti metodi condivisi di analisi e controllo.

Trasparenza
Il Parlamento chiude sottolineando che quella di una normativa più chiara e trasparente “è la richiesta che sale da tutti i produttori olivicoli, comunitari e extracomunitari, e prima ancora da parte dei consumatori che sempre più chiedono etichette chiare ed informazioni corrette per meglio orientarsi verso produzioni di qualità e di contenuto salutistico come certamente è per l’olio extra vergine di oliva”.

Il testo definitivo sarà a tutti gli effetti un caposaldo per il settore poiché dovrà inglobare tutte le normative in vigore sull’olio d’oliva; un testo unico necessario, come ha fatto intendere la Commissione. Anche per questo il Parlamento chiede infine che, come per gli altri settori già riformati dalla nuova Politica Agricola Comune (PAC) dal Reg. CE 1782/2003, sia previsto un periodo transitorio sino al 2007 invece di un’immediata entrata in vigore al termine della campagna di commercializzazione 2003/2004.





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