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Il vice ministro alle Attività Produttive con delega per il Commercio Estero, Adolfo Urso, parlò delletichetta Made in Europe già a Palermo, durante il vertice europeo EurMed a Luglio. Una proposta ideata espressamente per tutelare la proprietà intellettuale dei prodotti europei contro le contraffazioni e per dare maggiori informazioni al consumatore.
Secondo lidea italiana, letichetta europea dorigine dovrebbe essere obbligatoria per tutti i prodotti importati in Europa e facoltativa per quelli invece della comunità. In questultimo caso la dicitura UE o Europe sarebbe accompagnata anche dallidentificativo del paese membro, ad esempio Made in UE-Italy.
Per Urso è uno straordinario passo avanti per il sistema imprenditoriale italiano. Dotare ogni prodotto della sua carta d'identità è infatti il modo migliore per consentire al consumatore di scegliere e allo stesso tempo per reprimere la clandestinità e per lottare contro la contraffazione.
Lo stesso Ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, ha precisato che la proposta di istituire il marchio Made in Europe non cancella il Made in Italy, ma è la necessaria premessa per evidenziare il paese di provenienza delle merci. Infatti spiega Alemanno per le normative dellUnione europea un singolo paese membro non può imporre lobbligatorietà del marchio di provenienza ma può farlo soltanto nellambito della cornice europea. Istituire il marchio Made in Europe non significa quindi abolire la difesa della provenienza nazionale delle merci, ma al contrario renderla possibile in tutto il mercato interno. Limportante è che al Made in Europe sia obbligatoriamente associata anche la specifica del Made in Italy.
Una bella risata se la fa Paolo De Carolis, presidente del CNO (Consorzio Nazionale Olivicoltori) e dellInterprofessione dellolio doliva.
Per lOlio un marchio Made in UE non serve a niente; non significa nulla. Il nostro è un prodotto così specifico che non ci accontentiamo più neanche del Made in Italy ma vogliamo addirittura la tracciabilità degli uliveti stessi. Capisco che per altre categorie merceologiche possa essere un fattore di garanzia ma per il settore alimentare non avrebbe senso.

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