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Il Sig. Dario Filesi di Vasanello, nella provincia di Viterbo, ci scrive per sapere quale iter burocratico seguire per aprire un frantoio e pone una serie di domande. Come è già successo in altri casi, vogliamo precisare che per dare risposte precise a domande circostanziate come questa che ci pone il Lettore, dovremmo essere in possesso di tutta una serie di dati che nello specifico, però, non conosciamo. Sperando di dare indicazioni comunque utili cominciamo col dire al Sig.Filesi che i suoi interlocutori saranno il Comune, la ASL e la Provincia.
Normalmente chi decide di aprire un frantoio si rivolge ad un professionista specializzato, anche se si tratta di procedure non particolarmente complicate. Volendo procedere con il metodo fai da te bisognerà cominciare col preparare un progetto. Contemporaneamente sarà bene contattare (in via informale) la ASL per sapere, per esempio, quali debbono essere le caratteristiche strutturali dei locali che si utilizzeranno o come dovrà essere limpianto elettrico, quali le dimensioni minime e massime delle finestre, la tipologia dei rivestimenti, insomma avere indicazioni precise su tutti quei dettagli che debbono essere a norma per superare il collaudo finale che sarà eseguito proprio dalla ASL.
Una volta pronto il progetto lo si allegherà alla domanda che va rivolta al Comune. Sarà il Comune, in base al suo Regolamento Comunale, alle caratteristiche della sua Azienda, alla sua collocazione, alle possibilità di smaltimento dei residui di lavorazione e a tutta unaltra serie di parametri, sarà il Comune, ripetiamo, a stabilire se limpianto potrà essere realizzato allinterno dellAzienda o nella Zona Industriale o Artigianale.
Immaginando, poi, che lei vorrà svolgere anche attività conto terzi e quindi frangere non solo le sue olive, dovrà ottenere un riconoscimento di attività dallAGEA presentando la relativa domanda alla Provincia. Solo con tale riconoscimento, coloro che si rivolgeranno al suo frantoio potranno accedere ai contributi comunitari..

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