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Venti opposti fanno sventolare il drappo del settore oleario italiano. Da una parte si delinea il buon andamento dei prodotti di qualità quali le DOP ed il biologico, dallaltra i dati statistici indicano una crescita in flessione persino dellextravergine, sia in Italia sia allestero.
E di un generale ritmo rallentato ha recentemente parlato Leonardo Colavita, presidente dellASSITOL, lassociazione italiana dellindustria olearia. Loccasione è stata quella dellassemblea generale dellunione durante la quale sono state presentate le cifre dellassociazione: aumenti delle importazioni e calo delle esportazioni.
Colavita ha spiegato che la situazione di deficit strutturale della nostra produzione rende infatti necessario il ricorso alle importazioni per far fronte alle domande interna ed estera; daltra parte le esportazioni nei paesi terzi fanno registrare una diminuzione del 6,5%. Inoltre continua ad essere precaria la situazione del settore dell'olio di sansa di oliva in conseguenza della riduzione dei consumi e delle difficoltà nel collocamento delle sanse esauste come combustibile.
La svalutazione del dollaro e l'arresto della campagna promozionale svolta dal Consiglio Olivicolo Internazionale, dice Colavita, sono le principali cause di tale andamento a cui, peraltro, occorre aggiungere la politica aggressiva svolta dalla Spagna sui paesi terzi importatori, la mancanza di una efficace politica a sostegno delle esportazioni da parte del nostro paese ed uno scarso spirito di filiera.
Non solo il settore produttivo ma anche quello industriale, conclude Colavita, si trova quindi ad affrontare l'esigenza di adeguarsi alla nuova situazione per garantire servizi adeguati. Nuove problematiche che sono poste dalla globalizzazione dei mercati, idallallargamento della comunità e le modifiche istituzionali della Commissione, dal federalismo con l'allargamento delle competenze delle regioni.

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