Anno 4 n. 68 - 1 Aprile 2004

L’ATTUALE OCM OLIO DI OLIVA
Lo scenario del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali

Il 10% alle OP
Per Alemanno
è sbagliato
soppiantare le
organizzazioni
dei produttori
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L'attuale
OCM olio
di oliva
Lo scenario
del Ministero
delle Politiche
Agricole
e Forestali
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Dati alla mano, secondo il Ministero delle Politiche Agricole, il settore dell’olivicoltura può essere considerato un punto di forza nel sistema agroalimentare europeo ed italiano.

Il gettito annuo dell’OCM olio d’oliva è infatti pari a circa 2.400 milioni di euro, corrispondenti al 6,5% della spesa totale Feoga (il fondo per l’erogazione degli aiuti in agricoltura) per il sostegno dei mercati. Tale percentuale è molto elevata nonostante, in termini di superfici, l’olio rappresenti non più del 4% della superficie agricola comunitaria, ed il prodotto appena il 2% del valore della produzione agricola comunitaria. Tale gettito è superiore alla spesa del settore lattiero (il cui valore rappresenta il 13,9% della PLV comunitaria-produzione lorda vendibile) e del settore ortofrutticolo (con un valore pari al 15% della PLV comunitaria).

Inoltre la riforma del settore del 1998 ha fatto in modo che all’Italia spettasse il 30% del gettito di settore, percentuale corrispondente a circa 730 milioni di euro. Con questo valore, per l’Italia la voce di gettito relativa all’olio d’oliva è seconda solo a quella dei seminativi. Nella ripartizione dei fondi all’interno dell’OCM la riforma del 1998 ha delineato, in proporzione, una situazione favorevole per il nostro Paese anche nei confronti degli altri paesi produttori, con la Spagna al 42% del gettito a fronte di una percentuale del 46% in termini di produzione e del 44,5% in termini di superfici.
Circa 1 anno fa, la Commissione aveva diffuso uno studio di valutazione che indicava l’opportunità di riformare il settore attraverso l’applicazione di un aiuto per ettaro uguale in tutti i Paesi produttori. Qualora questo sistema fosse stato applicato, avrebbe comportato un travaso ingente di fondi dall’Italia alla Spagna, passando dal rapporto attuale di Italia 30% - Spagna 42%, a quello ben peggiore di Italia 26% - Spagna 44,5%.

I nodi negoziali per il settore dell’olio d’oliva, dal punto di vista del Ministero sono quindi il mantenimento del budget (718 milioni di euro circa); il divieto di estirpazione degli oliveti; la definizione della quota di disaccoppiamento (percentuale di premio accoppiata); la definizione della percentuale di budget per i programmi di qualità; le economie conseguenti dalla riforma (utilizzo e divisione tra i diversi Stati membri); il periodo transitorio (inizio con le altre riforme).

Gli emendamenti proposti dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo lo scorso 19 Febbraio e a quanto pare condivise dal Ministro Gianni Alemanno prevedono in sintesi quanto segue:
Gli Stati membri possono decidere la percentuale di disaccoppiamento partendo da un minimo del 60%.
Sono considerate piccole aziende - quindi soggette al disaccoppiamento totale obbligatorio - quelle fino a 0,5 ettari.
Per garantire gli impianti attuali contro l’estirpazione e la riconversione ad altre colture viene stabilito il divieto di riconvertire l’uliveto a seminativi.
Viene prevista la possibilità di creare nel quadro della dotazione nazionale una riserva destinata ai giovani agricoltori.
Ai fini delle azioni di miglioramento della qualità, le risorse finanziarie sono gestite dalle Organizzazioni dei produttori, loro Unioni o l’Interprofessione.
Vengono mantenute le restituzioni alla produzione mirate al collocamento dell’olio d’oliva nelle conserve alimentari.




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