Anno 4 n. 68 - 1 Aprile 2004

TRE PER CENTO
L’Olio d’Oliva nel mondo

Immaginiamo un ristorante con venticinque tavoli da quattro posti ognuno. Immaginiamo che siano tutti occupati. Poi immaginiamo che i cento avventori provengano da tutte le parti del mondo. Immaginiamo che tutti abbiano sul piatto una portata che debba essere condita e che tutti si rivolgano ai camerieri per avere il necessario.

Solo tre chiederanno Olio d’Oliva!

Il dato è questo. Sul totale dei consumi di grassi alimentari nel mondo, l’Olio d’Oliva rappresenta solo il 3%.

Non c’è da meravigliarsi. Esclusa la fascia rivierasca del bacino del Mediterraneo, nell’era della globalizzazione, per il resto del pianeta, l’Olio d’Oliva o è del tutto sconosciuto, o è un esotismo, o (come è stato già detto) è un gadget.

Non c’è bisogno di andare troppo lontano per verificare nei fatti che già in Italia, procedendo verso il settentrione, arrivati sulle sponde del Po, la cultura dell’Olio e la cultura del burro si sovrappongono, convivono e che procedendo ancora più a nord, attraversando le Alpi, la seconda prende il sopravvento lasciando alla prima spazi di élite.

Già in Francia, paese produttore, gli scaffali di un qualsiasi supermercato ci forniscono uno spaccato preciso delle abitudini alimentari e culinarie dei cugini d’oltralpe: il rapporto delle offerte tra Olio e burro, margarina, strutto, salse e salsine varie è di uno a dieci.

A fronte di questo tre per cento, però, c’è una crescita di interesse, una coscienza salutistica, una richiesta di sicurezza alimentare, la ricerca della genuinità, l’esigenza di certificazioni che si stanno facendo strada fino ad imporsi sulla fascia più evoluta dei mercati mondiali. Tutti elementi che stanno facendo crescere la domanda di Extra Vergine di qualità in Europa, Stati Uniti, Giappone e in molti altri paesi. Di fronte a tale prospettiva l’Italia è in pool-position con la capacità dei suoi produttori, con l’impegno dei politici nei programmi di miglioramento, con la managerialità delle associazioni professionali, con più di 30 DOP e molte altre in arrivo.

Tre per cento! E se diventasse il 6%?

Camilla Francisci




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