Anno 4 n. 68 - 1 Aprile 2004

IL 10% ALLE OP
Per Alemanno è sbagliato soppiantare le organizzazioni dei produttori

Il 10% alle OP
Per Alemanno
è sbagliato
soppiantare le
organizzazioni
dei produttori
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L'attuale
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Non si può cancellare il ruolo delle organizzazioni dei produttori che anzi si devono fare sempre più promotrici di una politica di qualità nei confronti di un prodotto, l’olio di oliva italiano, che è la punta di diamante sul mercato mondiale del settore. Con queste premesse il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno, durante il convegno dell’Unapol-Unione Nazionale Associazioni Produttori Olivicoli su “La riforma dell’OCM e prospettive dell’olivicoltura” tenutosi a Corato (BA), ha illustrato il suo convincimento secondo cui la giusta ripartizione degli aiuti comunitari, con la nuova riforma della Politica Agricola Comune (PAC) del disaccoppiamento, dovrebbe essere fatta con il 90 percento disaccoppiato erogato direttamente al produttore ed il 10 percento accoppiato assegnato alle organizzazioni dei produttori per lo sviluppo della qualità, dei sistemi di tracciabilità e della sostenibilità ambientale.

Così Alemanno cerca di fungere da ago della bilancia tra due fazioni di organizzazioni, ugualmente rappresentative degli agricoltori ma evidentemente con interessi diversi.
Il nodo sulla funzione delle associazioni ed unioni dei produttori, le cosiddette OP, è nato infatti dalle recenti posizioni assunte dalle organizzazioni professionali degli agricoltori, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative ed Ancalega, che contestano il riconoscimento del ruolo delle OP ai fini delle azioni di strategia della qualità. Ruolo che d’altronde è alla base dell’esistenza delle stesse OP.

A Corato, Paolo Cipriani, direttore nazionale dell’Unapol, ha risposto chiaramente che storicamente tale compito non ha mai riguardato le organizzazioni professionali, essendo assegnato alle organizzazioni dei produttori, appunto le OP. “Speriamo che queste organizzazioni professionali non vogliano con ciò chiedere il controllo della filiera quando, d’altro canto, è lo stesso regolamento CE 1334/2002 a ribadire che le attività riguardanti sia la tracciabilità, sia l’impatto ambientale vengano gestite dalle OP e dall’Interprofessione, con esclusione addirittura degli altri soggetti della filiera quali gli industriali o i frantoiani che non sono in grado di adempiere a tale ruolo. Anche in sede europea, il Parlamento ha ritenuto necessario specificare meglio il ruolo delle OP nella proposta normativa della Commissione”. E per Alemanno si tratta di un emendamento che, insieme a tutti gli altri, appare condivisibile essendo finalizzato alla semplificazione nella gestione del regime di aiuto.

Tutta la polemica ruota attorno alle quote percentuali dell’aiuto disaccoppiato e di quello accoppiato. Il 60/40 della Commissione Europea non basta; a nessuno. Il produttore deve avere di più: il 90% di aiuto unico per azienda. Ma allora, commentano le OP, il rimanente 10% diventa risibile per la loro futura sopravvivenza se dovesse essere ulteriormente ripartito tra aiuto accoppiato, ambiente, qualità, ruralità, giovane imprenditoria. E allora, insistono, addio alla politica di qualità tanto sbandierata. Insomma un bel nodo per Alemanno che certo deve accontentare tutti. Da Bruxelles (vedi articolo nella relativa rubrica) arriva la voce di un possibile accordo per un 80/20 che non smentirebbe la proposta di Alemanno per dare, per intero, una quota del 10% alle OP. Ma se, come è prevedibile, il testo della Commissione europea verrà approvato senza grossi cambiamenti, allora il dibattito non sarà concluso bensì rimandato in sede nazionale.





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