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Il 14 Marzo prossimo la Commissione agricoltura si riunirà a Bruxelles con tutti i 25 Ministri e ci sarà sicuramente occasione per discutere di fondi e di finanziamenti. A partire infatti dallipotesi di una riduzione all1% dellapporto economico di ciascuno Stato membro al budget europeo (argomento allordine del giornoo da ormai 1 mese circa), sembra che si rischi di innescare tutta una serie di meccanismi a cascata che stanno mettendo in allarme tutte le parti sociali del settore.
Un possibile scenario viene delineato così da Elia Fiorillo, presidente dellunione nazionale olivicola UNASCO, secondo cui ridurre le risorse finanziarie alla grande Europa dopo il 2007, come richiesto da Francia, Germania, Olanda, Svezia, Austria e Gran Bretagna, significherebbero per l'Italia perdere nove miliardi di euro di contributi europei tra il 2007 e il 2013 e una forte penalizzazione della politica di coesione.
Lipotesi di Fiorillo, allarmista o realista, è in ogni caso lo spunto per una riflessione assai più ampia poiché riguarda tutta lattuale e futura politica europea. In gioco infatti vi è molto di più perché si mette in discussione la politica di coesione di un
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Europa che da 15 è passata a 25 membri, dopo il più grande allargamento (il quinto) dalla costituzione del primo nucleo (1957) ad oggi, ed unidentica revisione potrebbe essere fatta per il Patto di stabilità economica che stabilisce i parametri necessari per uniformare le economie e la gestione delle finanze di ciascun membro in modo da non creare economie di serie A o di serie B.
LEuropa, non va dimenticato, nasce innanzittutto come potenza economica sul mercato mondiale.
Non a caso la Commissaria Mariann Fischer Boel si è chiaramente detta contraria allipotesi di rinazionalizzazione della PAC, cioè ad ipotizzare un co-finanziamento del settore agricolo anche con fondi nazionali per quella parte non coperta dai fondi europei. Se è anche vero che la Fischer Boel non ha intenzione di mettere in discussione la spesa agricola gia prevista fino al 2013, allora non si può che prevedere una ridistribuzione delle risorse allinterno del settore, nelle due grandi aree di azione, le misure per i differenti mercati e lo sviluppo rurale.

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