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Tra i paesi industrializzati più ricchi che comprano olio di oliva - Stati Uniti, Canada e Giappone, lItalia detiene la fetta di mercato più grossa. Dopo, con percentuali a volte più che dimezzate viene la Spagna.
Ma la stessa Spagna è anche il maggiore produttore singolo per quantità a livello mondiale, riuscendo a coprirne la metà.
Il nostro Paese, a dispetto dei dati numerici, sostiene di avere il miglior olio; e non a torto, visto che vantiamo attualmente il maggior numero di extravergini a denominazione protetta (29 dop e 1 igp), rispetto ai 24 greci, ai 10 spagnoli, ai 5 portoghesi ed ai 4 francesi.
Così, in una società sempre più attenta alla qualità rispetto alla quantità, lItalia si pone come leccellenza nel settore della produzione oleicola. E per noi eccellenza significa quantomeno Extravergine.
E qui che però interviene la matematica, che seppur applicata a calcoli statistici (che sappiamo essere assai elastici) ci conferma che 2+2 fa 4. Anche se la produzione nazionale fosse solo di eccellenza, occorre ricordare che nella scorsa campagna abbiamo comprato più olio di oliva che olio extravergine e non abbiamo disdegnato di acquistare anche una certa quantità di lampante.
LItalia può sicuramente vantare un primato di qualità ma evidentemente non deve farne un paravento dietro cui celarsi od un alloro su cui dormire. Inoltre, le denunce di frodi, di carichi di olio importato non ben identificati, di raggiri vari (vedi lazione di Veronelli a Monopoli, vedi la richiesta di controlli più severi sulla qualità sottoscritta da Cia, Confagricoltura e Coldiretti) ci sono e vanno ascoltate.
E allora non avremo problemi nel sostenere che leccellenza oleicola è quella Made in Italy.
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