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In dieci anni il prezzo pagato allolivicoltore per un chilogrammo di olio extravergine è diminuito del 33%. I costi di produzione aumentano, aumentano i prezzi per i consumatori, ma il reddito per il produttore diminuisce inesorabilmente. Il dato è presentato da Confagricoltura in base allandamento delle quotazioni del settore tra la metà degli anni Novanta e il 2004.
Nel 1996, infatti, un olivicoltore italiano incassava in media 4,25 euro ogni chilo di prodotto. Nel 2004, il ricavo medio è stato di 2,86 euro, con una diminuzione di 1,39 euro, pari al 32,7%. E questo senza considerare leffetto dellinflazione.
Invece, per mantenere il potere di acquisto allo stesso livello del 1996, il prezzo di vendita sarebbe dovuto essere di 5,03 euro per chilogrammo, anziché 2,86. Così, la perdita di valore espressa in termini reali è stata del 76%.
Ancora nel triennio 1997-99, la quotazione è stata di 3,76 euro per chilogrammo. Il punto di svolta in negativo per il settore si è verificato nel 1998, quando cè stato un calo delle quotazioni di oltre il 40%.
E necessaria una concreta e coerente strategia di rilancio del settore olivicolo italiano - sostiene Confagricoltura - altrimenti non reggeremo alla concorrenza dei Paesi del bacino del mediterraneo ed al probabile allargamento dellUnione alla Turchia.
La stessa preoccupazione è stata espressa da Coldiretti che ha precisato: "Di fronte al calo record nel prezzo pagato agli imprenditori agricoli nazionali servono scelte di trasparenza come lobbligo di indicare in etichetta lorigine delle olive impiegate nellExtra Vergine commercializzato per impedire che sia spacciato come Made in Italy quello ottenuto dalla spremitura di olive tunisine o spagnole.
Dello stesso avviso il presidente della UNASCO, Elia Fiorillo, il quale ha ricordato che nel mese di dicembre 2004 il prezzo all'origine dell' Olio di Oliva si e' ridotto ulteriormente del 12% ed ha confermato come in dieci anni il prezzo pagato all'agricoltore per un chilogrammo di olio extra vergine e' diminuito del 33%.
"La tempestivita' degli interventi - sottolinea Fiorillo - diventa un fattore decisivo per impedire che sui mercati internazionali prenda piede un falso olio italiano, magari imbottigliato sul suolo nazionale, ma ottenuto con olive straniere, all'insaputa dei consumatori e con un grave danno al reddito delle imprese agricole italiane".
Fiorillo ha inoltre ricordato che Unasco da tempo sostiene che: "L'Italia deve al più presto procedere all'attuazione della legge 204/2004, che prevede l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti i prodotti agricoli di base utilizzati e impedisce di fatto che sia spacciato come 'made in Italy' Olio ottenuto con olive tunisine o spagnole.

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